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L'ultimo dei Lucantoni, Odorico, era come molti artigiani un indefesso lavoratore. Aveva iniziato ancora bambino e continuò sempre a trovare piacere nel suo lavoro e nel contatto con i clienti; era infatti soprannominato in dialetto locale Rico de p'chiorr (Rico il chiacchierone). Nacque nel 1910 e si è spento a 94 anni, continuando fino agli ultimi giorni a lavorare. Produceva dai 10 ai 18 coltelli al giorno, per 6 giorni alla settimana, per 12 ore al giorno, nonostante crescenti problemi di vista che lo obbligavano a recarsi al lavoro contando - per orizzontarsi - gli scalini delle ripide strade di Controguerra.

Ebbe il tempo di trasmettere la sua arte a Nino Nista, un giovane artigiano proveniente da Frosolone. E' una cittadina di montagna situata nel Molise, a sud dell'Abruzzo, ove operano da secoli numerosi coltellinai. Nista, trasferitosi a San Benedetto del Tronto, importante porto peschereccio dell'Adriatico non distante da Controguerra, conobbe Lucantoni e rimase suo allievo per 15 anni. Firma le sue opere semplicemente Nino, e oltre a continuare la produzione manuale dei marinari mantiene attivo anche il laboratorio di Controguerra dove hanno lavorato numerose generazioni dei Lucantoni. Quello che viene da lui definito il pescatore è sempre tra i suoi coltelli pù apprezzati dai collezionisti. Non più dai soli marinai o pescatori.

Il coltello marinaro nacque quindi dall'incrocio tra un coltello utilizzato in campagna ma tipico della città di Roma e quello utilizzato in montagna dai pastori dell'Abruzzo, una terra che i suoi abitanti amano definire "forte e gentile", divisa tra la montagna ed il mare.

Furono l'ingegno dei Lucantoni, i suggerimenti e le richieste della gente di mare derivate dall'esperienza quotidiana a  trasformarlo in un attrezzo utile prima ai marinai in genere e dopo in particolare ai pescatori. Molti dei quali ancora oggi controllano sempre di averlo in tasca il marinaro prima di salire sul loro battello, come i pastori controllano se nella bisaccia ci sia il suo cugino gobbo prima di uscire all'alba dai loro ricoveri.

Eppure questo coltello semplice ma sofisticato, ricco non di materie prime preziose e ricercate come quelle utilizzate in molti coltelli da collezione moderni, dall'acciaio damascato per le lame al damasco mokume per le testine, dall'avorio fossile di mammouth per il manico allo smeraldo per i perni di fissaggio, piace. E' un pezzo sempre ricercato dai collezionisti.

Probabilmente piace semplicemente perché va bene, perché è un oggetto adatto a fare quello per cui è stato concepito; e nulla di più serve in nessun oggetto. Sembra quindi che l'esperienza dei cittadini, dei montanari, dei pescatori sia stata utile a creare qualcosa che ha superato le barriere degli stati, quella del tempo e quella delle convenzioni economiche.

Forse, come sostengono sempre più spesso numerosi artisti e conoscitori, è il momento di riscoprire i metodi tradizionali che richiedevano lavorazioni a mano complesse su materiali grezzi robusti ed economici, mentre l'economia moderna predilige lavorazioni meccaniche tutto sommato semplici anche se costose, su materiali pregiati ed altrettanto costosi.

I battelli tipici del mare Adriatico, i trabaccoli, spesso adattati anche per la pesca, dotati per la propulsione di semplici vele al terzo, sono poco più che dei gusci di noce.

Il termine è addiritura passato nella lingua italiana (trabiccolo) per indicare un mezzo di trasporto spartano e di dimensioni contenute, con una punta di ironica messa in dubbio della sua effettiva affidabilità.

 

 

 

 

E' vero che sono ormai rari i bragozzi o trabaccoli naviganti, e conservati come oggetti da museo più che utilizzati per i loro scopi originari.  Ancora oggi però l'intera costiera Adriatica italiana, dall'estremo nord  fino alla punta meridionale di Capo Leuca, è scandita dalla presenza regolare dei trabucchi, il loro equivalente per la pesca statica dalle scogliere.

E forse è anche il momento di ritornare ad oggetti e a prodotti, che siano della terra o del mare, non selezionati ed ottenuti quando non addirittura concepiti in assoluto isolamento dal resto del mondo, in un asettico laboratorio. Il prodotto a misura uomo nasce dal confronto tra esseri umani: che siano artigiani o fruitori dei loro prodotti, che siano pastori o pescatori.

 

 

 

 

Lo dimostrano anche le splendide barche da pesca dell'Adriatico. Poche, lo abbiamo detto, ma alcune di esse continuano a navigare a distanza di secoli dalla loro costruzione, cosa difficilmente immaginabile per i sofisticatissimi quanto costosi pescherecci moderni, spesso rottamati dopo pochi anni.

E rispettose dell'ambiente, mosse da energia naturale ed in grado di estrarre dal mare solamente quanto serve. Nulla di più.