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Tutto nasce dal mare: questa è la constatazione che ha spinto Oreste Baldini, poliedrico artista italiano, a dedicare le sue energie al mare ed all'icona del pesce.

Dal mare è venuta la vita, dal mare il primo nutrimento per l'uomo.

Un nutrimento che gli fornisce l'energia necessaria per aspirare al cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mostra è aperta a Roma (Italia) fino al 12 gennaio 2014. Lo scenario è incomparabile, irripetibile e suggestivamente correlato al mare ed alla vita che l'uomo ne trae: la via Biberatica dei Mercati di Traiano.

Edificato nel 113 d.C. dall'imperatore Marco Ulpio Traiano, nato ad Italica nella Betica (Andalusia, Spagna) il forum Traianum, di cui i mercati costituiscono una parte esigua anche se la meglio conservata, è l'opera di un grande architetto nabateo: Apollodoro di Damasco.

Nacque quindi in una città situata sulla opposta sponda del mediterraneo rispetto a quella ove era nato il suo committente. In unn crogiolo ove si fondeva la civiltà araba a quella greca, considerata la più antica città al mondo: in Damasco si sono trovate tracce di insediamenti risalenti a 9.000 anni a.C.

Un magico incontro tra differenti culture reso possibile, ancora una volta, dal Mediterraneo.

La via Biberatica si estende nella parte superiore dell'emiciclo che si affaccia sul forum e vi si affacciano le tabernae (negozi o botteghe) dedicate al commercio di bevande e liquidi in genere.

Tra cui il garum, un liquido formato dalla fermentazione di interiora di pesce che era onnipresente nella cucina mediterranea antica, probabilmente ricavato in origine dal pesce che i greci chiamavano garos (γάρον).

Sulle pietre che compongono il basolato della millenaria via Biberatica si sono succeduti i passi di molte generazioni di esseri umani, mentre all'interno delle tabernae si sono concretizzati infiniti fruttuosi scambi commerciali e culturali.

Ed è l'artista in persona, Oreste Baldini, che ci guida alla esplorazione di Mediterraneum.

Alla riscoperta di quanto stiamo colpevolmente condannando al degrado ed un giorno non lontano all'estinzione, senza renderci conto che il degrado del mare comporta come logica conseguenza il degrado dell'essere umano stesso, e di ogni sua aspirazione.

E - forse, auspicabilmente -  non solo alla riscoperta sia pur necessaria del mare e del rispetto della vita acquatica, ma anche ad un ritorno verso la Civiltà del Mare.


Il maestoso ingresso dei Mercati di Traiano è posto ad un livello superiore, poiché la costruzione è addossata al colle del Quirinale e gli accessi dalla platea dei Fori Imperiali sono  stati ostruiti dalle costruzioni dei secoli se non addirittura dei millenni successivi.

Una ripida scala discende all'emiciclo, però il suo aspetto dimesso sembra a prima vista portare verso un oscuro sotterraneo.

Ma in fondo si vede la luce ed il visitatore ne è attratto, anche in mancanza di altre indicazioni.

 

 

 

 

 

 

L'antico accesso alla via Biberatica iniziava probabilmente da qui, ed è da qui che iniziamo la visita a Mediterraneum per quanto la scalinata di accesso sia dislocata in fondo, dietro l'angolo.

Sulla sinistra, purtroppo non visitabili, le tabernae ospitano la più importante collezione al mondo di anfore romane da trasporto. I bolli dei fabbricanti, dei commercianti e dei funzionari imperiali addetti ai rifornimenti, permetteranno il giorno che torneremo a provare interesse al nostro passato di ricostruire la fittissima trama dei rapporti umani attraverso il Mediterraneo: quello che una delle civiltà che vi nacquero e vi prosperarono chiamava semplicemente mare nostrum.

 

 

 

 

Sulla destra, la mostra Mediterraneum inizia con un tema solo apparentemente materiale: il mare come cibo e fonte di sostentamento, anche economico.

Delle tavole sono allestite all'interno della taberna: periodicamente verranno colmate di cibo proveniente dal mare e dalla terra, lavorato esclusivamente a misura d'uomo per offrirlo ai visitatori.

Si vuole che il loro ritorno all'alimento primigenio sia anche materiale, ed inneschi comunque, inoltre, quel risveglio culturale che tanto tarda a venire nella civiltà contemporanea.

 

 

 

 

 

Le tecniche usate da Oreste Baldini nella creazione delle sue opere sono molteplici.

Alcune ispirate alle arti classiche o popolari sviluppatesi intorno all'area mediterranea, altre assolutamente originali.

In questi piatti policromi sembra di cogliere una citazione di tante opere della civiltà greca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Forse, ma non consciamente.

L'artista ha rispettato con scrupolo filologico le tecniche tradizionali oppure ha innovato senza remore.

Ha creato dalla sua mente oppure ha attinto nel passato per le sue ispirazioni,.

Ma non ha ricordi identificabili che gli confermino di avere ripreso qualche manufatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Accanto alla raffigurazione pittorica, scultorea o attraverso qualunque altro mezzo espressivo, della icona del pesce e del suo percorso - anche simbolico - troviamo la potente rappresentazione della moltitudine dei pesci.

Anchessa riproposta con le tecniche più svariate, antiche o moderne che siano, filologiche o innovative.

 

 


Le opere di Baldini a volte invertono gli stilemi più consueti.

Talvolta in modo palese, talvolta più sommessamente, invitando alla riflessione e all'approfondimento.

Nelle sue fontane di bronzo non è l'acqua che da vita al pesce, ma sono i pesci - una moltitudine di pesci guizzanti - da cui scaturisce l'acqua, sorgente di vita ma che necessita a sua volta di essere alimentata, curata, ammirata.

 

 

 

 

 

 

 

 

Si prosegue lungo il percorso semicircolare della via Biberatica, in leggera salita, rispettoso dell'ambiente collinoso.

Il saggio architetto proveniente da Damasco ha saputo intervenire solo ove necessario, sbancando la parte ovest del colle Quirinale per lasciare spazio al forum mentre utilizzava il rilievo rimasto modellandolo ad anfiteatro per inserirvi la struttura dei mercati.

A fianco ad alcune tabernae dei monoliti in bronzo, ispirati all'arte del Mediterraneo orientale, introducono il visitatore al seguito della mostra.

 

 

 

 

 

Secondo Baldini l'arte non deve essere distante dall'uomo, non deve essere necessariamente rimirata da debita distanza, solamente osservata e da lontano.

Le sue opere sono concepite per essere non solo viste ma anche toccate, apprezzate con il tatto.

Anche per questo i mosaici sono a rilievo e composti da differenti materiali: vanno toccati con mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo già visto in precedenza come la visione delle opere venga accompagnata quando possibile dalla degustazione di cibi a loro affini.

Abbiamo appena saputo che i mosaici, i bronzi, i bassorlievi desiderano essere toccati dalla mano dell'uomo.

Di più, devono essere assaporati utilizzando tutti i propri sensi.

Queste opere in bronzo, montate su aste di metallo flessibili, sono delle campane.

La mano del visitatore che le tocca fa sì che si urtino, generando un suono casuale e irripetibile quanto armonioso.

 

 

 

 

All'ingresso di ogni taberna si trovano delle ciotole, che naturalmente fanno parte anchesse delle opere create per la mostra.

Contengono dei tessuti impregnati di essenze odorose naturali, che richiamano al visitatore i profumi del mare e quelli delle coste lambite dal mare Mediterraneo.

In occasioni particolari la visione della mostra viene inoltre accompagnata da musiche intonate all'avvenimento.

 


Il viaggio nella mostra Mediterraneum porta a ripensare alla bellezza ed alla ricchezza che abbiamo perduto, distruggendole con le nostre stesse mani e continuando purtroppo a distruggerle anche ora, come se le tante lezioni passate a nulla fossero servite.

Fortunatamente è un messaggio positivo, che incita con la forza della bellezza a restituire il giusto valore ad ogni cosa, cominciando dalla natura e - nella natura - dal mare, che è l'origine di tutto.

L'ambiente sommesso anche se possente di queste strutture millenarie, la luce discreta al limite della penombra, facilitano l'immersione del visitatore nel mondo della rappresentazione artistica, senza distoglierne l'attenzione.

 

 

Le fonti di ispirazione fornite dal mare sono infinite, e paradossalmente sembrano restare infinite anche ove si scelga di trarre ispirazione solamente da uno solo dei tanti elementi, per quanto importante, della vita marina: il pesce propriamente detto, e con lui i mammiferi marini.

Ugualmente vaste sembrano le possibilità espressive e le tecniche artistiche utilizzabili per rappresentare la bellezza del Mediterraneo, e dei mari in genere.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una parte importante di Mediterraneum è dedicata al ritorno dell'uomo verso il mare, anzi addirittura nel ventre delle sue creature.

E' la leggenda, presente in molte culture, del leviatano destinato ad inghiottire l'essere umano, consentendogli in questo modo la rinascita verso una nuova consapevolezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal bronzo all'oro di cui sono rivestite molte tessere di questo mosaico.

Il tema è sempre quello ricorrente in questa sezione della mostra: la rinascita dell'uomo attraverso la necessaria accettazione del suo annullamento nella materia primordiale, il mare.

Ottenuta attraverso l'offerta di se stesso in pasto a quelle creature che gli daranno poi a loro volta il cibo, per il corpo e per l'anima, e la forza per guardare alle stelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella stagione invernale il sole conclude presto il suo cammino.

Quando a malincuore si abbandona la mostra è ormai buio, ma l'oscurità sembra ammantare l'ambiente creato dall'uomo di quell'alone di affascinante mistero, di quella sensazione di vita invisibile eppure avvertibile che proviene dalle profondità dei mari.

 

Testo e foto di Paolo Bottoni.