Il mega evento sulla Sostenibilità della Pesca presso la sede della FAO in Roma, dal 18 al 21 Novembre, ha attratto qualcosa come 750 partecipanti registrati. Strutturate nei minimi dettagli, le otto sessioni giornaliere, con fino a sei temi e un numero corrispondente di panel di cinque esperti, hanno dato una forte enfasi ai discorsi. Questo ha confinato le discussioni per lo più ai pochi intervalli e alle ore di socializzazione. Un grande numero di esperti, di varie località, istituzioni e tematiche e con un buon equilibrio di genere, ha riassunto le conoscenze attuali della situazione e gli scenari futuri previsti in tutto il mondo.

Peter Thomson, Inviato Speciale per l'oceano del Segretario Generale delle Nu, ha lanciato durante la cerimonia di apertura un appassionato appello ad agire urgentemente, assieme, per la protezione dell'oceano e dell'ambiente.  Ha richiamato gli alti livelli di rischio di estinzione documentati nella recentemente pubblicata valutazione (IPBES) della biodiversità globale, che si rispecchia anche nel numero record di specie classificate a rischio nella Lista Rossa della IUCN. Si prevedono ulteriori degradi dei coralli in un scenario di riscaldamento di 1,5°C, mentre il 100% si estinguerebbe con aumento della temperatura di 2°C. L'estensione delle tendenze attuali porterebbe ad un aumento della temperatura da 3 a 4°C. Ha sottolineato che lo Special IPCC Report sugli effetti dell'accelerazione del cambiamento climatico nell'oceano e nella criosfera (calotte polari e ghiacciai) indica che si sta osservando un aumento della temperatura più veloce rispetto ai modelli precedenti.

Ha deplorato che l'umanità stesse al momento facendo det tutto per mettere in ginocchio il sistema oceanico e quello climatico. Si è rivolto particolarmente al nuovo direttore generale della FAO, QU Dongyu, congratulandosi con lui per la sua recente nomina. Allo stesso tempo, dopo sei mesi soltanto dalla conferenza delle NU a Lisbona, ha ammonito che il discorso della Blue Economy non dovrebbe essere supportato ove portasse a un aumento lineare dello sfruttamento dell'oceano. Se questa tendenza potesse invece essere convertita verso modalità moderate e sostenibili di utilizzo del sistema oceanico e delle sue risorse, allora potrebbe esserci speranza.

Pertanto, Peter Thomson ha rivolto un appello ai partecipanti e ai responsabili dei governi, delle organizzazioni non governative e delle agenzie per lavorare duramente all'arresto della pesca illegale IUU e riportare gli stock ai livelli che possano produrre il massimo rendimento sostenibile nel campo dell'oceano, aumentando l'efficacità della gestione da circa il 14% fino al 100%.

Ha insistito di fronte ai circa 20 milioni di US$ gettati in sussidi  sulle necessità di un linguaggio semplice, necessario per arrestare lo sperpero di risorse conomiche ed ecologiche. Ha fatto appello ai consumatori, ovunque, che chiedessero le prove che il pesce che stavano acquistando o mangiando al ristorante fosse di provenienza legittima. Ha sfidato le aziende a divenire compatibili con l'ambiente e a produrre - e guadagnare - su basi più sostenibili.

Ha chiuso il suo appello chiedendo una Nuova Frontiera per la Natura - che dovrebbe essere il risultato della Conferenza sull'Oceano delle NU nel giugno 2020 a Lisbona, che potrebbe ispirare la conferenza per la definizione di una agenda per la biodiversità, più avanti in ottobre in Cina. Non c'è più tempo da perdere per affrontare la crisi climatica.

Il ministro Michael Pintard delle Bahamas ha illustrato l'urgenza di una azione in quanto la tempesta di settembre con venti superiori ai 180km/h non solo ha causato 300 vittime, ma ha anche spazzato via i risultati di decenni di lavoro. Ha sottolineato alcuni approcci di protezione come ad esempio per gli squali già catturati nel paese, che hanno influito più beneficamente sulla natura e sull'industria turistica che non lo sfruttamento incessante delle specie come altrove. Ma ha anche messo in chiaro che il paese non ha speranza di divenire sostenibile nel suo gruppo di isole finché anche tutti gli altri non agiranno per proteggere l'oceano e il clima.

Non tutti la vedevano in questo modo. Per alcuni, la pesca globale stava andando piuttosto bene e aveva bisogno soltanto di alcuni miglioramenti tecnici, altri consideravano la pesca di cattura un modello alla fine del suo ciclo utile, da rimpiazzare con l'acquacultura, mentre altri ancora vedevano le opportunità per la pesca artigianale come un pilastro della produzione futura di cibo dal mare e dalle acque dolci, a condizione che le politiche negative e gli ostacoli pratici venissero.superati, in linea con l'SDG 14 dell'agenda 2030. Tutti concordavano che ci fosse spazio per una maggiore innovazione, sociale ma non solo, e che le sfide si trovano ad affrontare una popolazione umana in crescita e la necessità di rendere sostenibile a livello planetario la produzione di cibo.

Le domande su come rendere più incisivi i risultati della ricerca nei vari processi di pianificazione, politica e decisione si sono concentrate notevolmente sul miglioramento della raccolta dati. La richiesta di dati migliori e più completi sulle risorse e sul loro sfruttamente attraverso varie attività economiche lungo le catene di valorizzazione era comprensibilmente forte. Un'enfasi di poco minore è stata posta su un migliore utilizzo dei dati, particolarmente rafforzando le capacità di analisi nei paesi con servizi statistici e istituzioni legate alla pesca relativamente deboli, anche rispetto alle capacità di applicazione,

Porteranno più dati a migliori risultati in termini di solidità delle risorse ed equa suddivisione di costi e benefici? Lo si può sperare, specialmente i dati e le interpretazioni disponibili pubblicamente possono contribuire a valutare e supportare i processi gestionali e consentire ai cittadini di supportare approcci più prudenti e politiche meno rischiose. 

Alcune attività di pesca, per esempio nel Nord Atlantico o nei dintorni degli S.U., con forte gestione e sfruttamento dei dati, hanno migliorato negli anni recenti, uno sviluppo incoraggiante. Ma è necessaria una certa cautela poiché dati migliori non equivalgono automaticamente a migliore gestione e maggiore equità nella allocazione e condivisione dei benefici.

Osserviamo che le decisioni vengono prese continuamente in condizioni di incertezza e anche con dati abbastanza incompleti. E' stato ripetutamente affermato che queste situazioni non dovrebbero giustificare errori gestionali ma piuttosto incoraggiare all'uso di maggiori precauzioni. Inoltre, ove ci sia un forte controllo pubblico spesso si creano incentivi per una gestione responsabile e ancbe raccolta di dati migliori. Possiamo riconciliare la produzione di alimenti marini con una maggiore protezione della biodiversità? Nella terza sessione, si è trattato di compromessi apparentemente difficili e della difficoltà di tracciare un confine tra obiettivi apparentemente in conflitto.

D'altro lato, sappiamo anche senza una massiccia raccolta di dati addizionali che molte risorse, particolarmente nel Mediterraneo, in Africa, Asia e America Latina sono in declino a causa della sovrappesca e non in condizione di produrre il necessario "rendimento massimo sostenibile".

Una recente ricerca brevemente presentata da Sally Yozell nella ottava sessione ha indicato Cina, Taiwan, Giappone, Corea e Spagna come le cinque nazioni maggiormente responsabili di violazioni delle regole e coinvolgimento nella pesca IUU, che gioca un ruolo importante nel veramente dispendioso spreco delle risorse in queste regioni. Consentire il recupero delle risorse consentirebbe benefici sia per la produzione che per la biodiversità.

La sessione sulle tecnologie innovative, come il monitoraggio dei battelli con uso sistematico dei segnali AIS per tracciare le navi da pesca come sviluppato dal Global Fishing Watch ha mostrato alcune nuove opportunità per creare maggiore trasparenza. Ma nessuna di esse sarà una bacchetta magica, richiederà piuttosto misure di accompagnamento e supporto per incrementarne la conformità e una migliore protezione delle risorse.

Ciò che sembra suscitare qualche considerazione diversa dal consueto business as usual è probabilmente il cambio climatico, il grande eversore, associato alla richiesta di maggiore trasparenza e maggiore consapevolezza di fronte a una vasta gamma di problematiche.

Questo ci invita alla ricerca in direzioni meno convenzionali, e sicuramente le opportunità ci sono. Le richieste di giustizia, sociale e ambientale, hanno pervaso molte sessioni, anche se non sempre esplicitamente: evidenti come un elefante nella stanza sono i continui sussidi alle flotte industriali, particolarmente di nazioni asiatiche ed europee. Sebbene formalmente sia responsabilità della World Trade Organization (WTO) attuare l'SDG14.6 per arrestare enro il 2030 i dannosi sussidi che aumentano le capacità di pesca, non è ancora del tutto chiaro se il comitato responsabile raggiungerà il consenso, almeno per i battelli coinvolti in attività di pesca Illegal, Unreported, Unregulated (IUU). Ma senza stabilire condizioni più eque, ogni dichiarazione a supporto della pesca artigianale produrrà sul campo scarsi risultati.

La quarta sessione, sulla pesca artigianale, ha chiarito che molto doveva cambiare in meglio per assicurare un suo futuro sostenibile e prospero e preservare il suo significativo contributo alla produzione di cibo per il consumo umano diretto, alla sicurezza alimentare e alla distribuzione di benefici su vasta scala. Gli oratori dei movimenti dei pescatori hanno respinto l'idea di associare la pesca artigianale essenzialmente alla povertà e alla fame. Hanno sottolineato la loro richiesta di essere presi sul serio come attori sociali, economici e culturali, nei processi di elaborazione e di gestione delle politiche. Ciò dovrebbe procedere di pari passo con la fornitura di migliori servizi sociali per la popolazione urbano, già disponibili o in via di sviluppo. La domanda di parità di genere e uguaglianza ha avuto eco anche attraverso molte altre sessioni, poiché si stima che le donne rappresentino circa la metà della forza lavorativa.

Come possiamo proteggere la biodiversità acquatica e di conseguenza il futuro della produttività degli ecosistemi del mare e delle acque dolci, pur rispettando la crescente domanda di cibo? Forse porre la questione in questi termini non è la prospettiva più utile. Non è chiaro se il previsto aumento nella richiesta di pesce commestibile sia basata su ipotesi valide e realistiche di un enorme aumento del consumo mentre di fatto in Africa per esempio il consumo pro capite si aggira sulla metà della attuale media globale a causa del debole potere di acquisto e di altre preferenze alimentari in molte nelle regioni interne. Le proiezioni globali generali fanno poco o nessun riferimento alla riduzione degli sprechi attuali e dovrebbero quindi essere guardate con qualche cautela.

Ciò che sembra chiaro peròè che non ci può essere una soluzione unica per tutto. Una migliore protezione delle risorse e un loro recupero sono una necessità globale, ma una articolazione più efficace deve adattarsi alle condizioni locali, nazionali e internazionali che avranno maggiore successo se basate su approcci partecipativi, cooperazione, equità di genere e sul modo in cui verranno ripartiti costi e benefici. Questo rappresenta anche un modo promettente di fare buon uso delle nuove tecnologie, sia per gestire meglio gli affari su ogni scala, sia per supportare un rafforzamento delle regole.

Durante la penultima sessione l'oratrice Lori Ridgeway del Canada ha ricordato al pubblico che rimanere immersi troppo profondamente nelle tradizioni può divenire un peso di fronte agli alti livelli di cambiamento e incertezza. Quindi concentrarsi esclusivamente su specifiche iniziative e politiche settoriali non era probabilmente la migliore strada per prepararsi al futuro.

Lei ha invece invitato la FAO, i governi e gli altri attori ad affrontare la sfida di una politica decisionale multi dimensionale per tenere in conto la maggiore complessità che delinea il presente e ancor maggiormente il futuro. La pesca non è un settore indipendente, ma deve fare i conti con molte altre importanti richieste volte all'oceano e alle sue risorse. Ciò che conta è prestare attenzione ai punti critici e ai cambi di regime. Mantenere l'accesso alle risorse richiede collaborazione e forme di governance più partecipative.

Ha individuato una grande sfida nell'elaborazione politica, a differenti livelli, e suggerito di esplorare gli scenari. L'equità, e una maggiore comprensione di quanto significhi successo in questo contesto mutato avrebbero giovato, mediante un approccio proattivo al posto del difensivismo e della elusione ancora largamente diffusi. Ha anche affermato che gli accordi politici ad alto livello dovevano essere calati a livello operazionale per cambiare i percorsi verso azioni più eque. Questo richiedeva dati affidabili disponibili pubblicamente, ad esempio in relazione a come veniva implementato il Codice di Condotta per una Pesca Responsabile.Ha ammonito che il mancato coinvolgimento di attori fuori dal settore potrebbe condure a una perdita molto dannosa di capacità di agire nell'arena oceanica come attori independenti in favore della pesca sostenibile

Questo dovrebbe essere uno spunto di friflessione per la FAO e per la prossima riunione del Committee of Fisheries (COFI) dove si dovrà deliberare su modi innovativi per contribuire all'implementazione della Agenda 2030, con enfasi sulla pesca e il cibo sostenibili. Il pesce è in sostanza una parte salutare della dieta e quindi merita maggiore attenzione per produzione, accesso e consumo sostenibili. Ciò è particolarmente vero per le popolazioni che hanno bisogno di una dieta sufficiente e più equilibrata. Un oceano sano, ecosistemi sani, sono la chiave per affrontare il cambiamento climatico e le altre enormi sfide. L'acquacultura non può essere vista come una "facile" alternativa alle luce dei forti limiti dell'alimentazione e delle sfide del riscaldamento degli oceani. Che si voglia o no, il cambiamento è nell'aria e già in atto su scala significativa, chiedendo di conseguenza risposte nuove e migliori.

Mundus maris era rappresentato da  Cornelia E Nauen che si è attivamente impegnata nella conferenza con domande costruttive a diversi panel. Ha collaborato in particolare con i rappresentanti di altre organizzazioni della società civile. Le prime esperienze con l'apprendimento ed empowerment partecipativo e durante la fase pilota della SSF Academy in Senegal hanno suscitato interesse in gruppi di altri paesi. Essi ritengono inoltre che la cooperazione sia una buona strada per contribuire alla sostenibilità della pesca e supportare il mandato della FAO a questo riguardo.

Maggiori informazioni sulla conferenza, gli oratori e le conclusioni sono reperibili qui . Tutte le sessioni sono state diffuse in streaming sul web, in modo da permettere di seguire a molte più persone di quante fossero fisicamente nella sala.

Bozza dei messaggi chiave raccolti da sondaggi sui partecipanti durante ogni sessione, riassunti alla fine del simposio .