Questo era il titolo di un pranzo ad inviti con discussione presso il Circolo Europa francofono, che si incontra ogni mese discutendo dei punti critici della vita politica e culturale. Sfidando la neve ed il vento gelido le signore si sono ugualmente riunite il 21 gennaio 2013 al Grand Sablon.

A un esame superficiale il tema di questo incontro potrebbe apparire in contrasto con quello degli eventi e dei prestiosi oratori precedenti. "Niente affatto", ha confermato Jacqueline Rudolph del Cercle Europa, che ha sottolineato l'importanza del processo di riforma della Politica di Pesca Comunitaria e la sua applicazione negli stati membri dell'UE. In suo appoggio è intervenuta Marie-Paule Wagenbaur, presidente del Cercle.

I fattori chiave associati alle tre maggiori minacce per gli oceani, ora su scala globale, sono santi presentati da Cornelia E Nauen di Mundus maris:

 

 

(a) La sovrappesca: destabilizzando gli ecosistemi marini e costieri e riducendo la loro produttività, i metodi di pesca non selettivi distruggono l'habitat, producono inutilizzabili prese non volute e sono economicamente costose per i contribuenti, che si stima perdano fino a 35 miliardi di € in sussidi e quindi sopportano un carico eccessivo per la pesca, senza che sia almeno sostenibile per l'ambiente. Ingiustificatamente emarginata, la pesca artigianale potrebbe essere parte della risposta a questa minaccia in quanto produce più della pesca industriale - come dimostrano recenti ricerche - usa minore energia, è spesso più selettiva e meno dannosa per l'ambiente, crea infine più posti di lavoro.

(b) Il cambiamento climatico: il cambio del clima viene avvertito innanzitutto attraverso l'espansione termica degli oceani; il riscaldamento ad esempio spinge i coralli al limite della loro fascia di tolleranza termica e già sta avendo effetti di decolorazione. Il riscaldamento dei mari implica anche la diminuzione dell'ossigeno dissolto nelle acque, impedendo così progressivamente ai grandi animali a branchie, come il tonno adulto, di sopravvivere nelle acque superficiali dei tropici. Osserviamo infatti una generale tendenza a spostarsi verso i poli nella distribuzione di quegli organismi marini che sono in grado di migrare. Il cambio climatico è anche legato alla acidificazione degli oceani, che ha già assorbito circa il 50% del CO2 prodotto dall'uomo. Man mano che le acque marine diventano più acide, gli organizmi come le alghe planktoniche, i coralli ed i molluschi trovano sempre più difficile sviluppare i loro scheletri calcarei.

(c) I rifiuti nel mare: una larga percentuale dei rifiuti nei mari è composta dalla plastica, prevalentemente di origine terrestre. Col tempo si frammenta. In questo momento troviamo rifiuti marini in larga quantità in tutti gli oceani, a qualunque profondità. La microplastica è una grave minaccia per la vita nelle acque e per gli uccelli marini. Perfino nelle isole Midway, nel mezzo dell'Oceano Pacifico, sono stati trovati degli uccelli morenti di denutrizione, con lo stomaco pieno di detriti. Creme solari, prodotti farmaceutici e microfibre rilasciate dagli indumenti ma anche molecole tossiche liberate dalla frammentazione della platica possono incidere sulla rete alimentare del mare e creare rischi sanitari di lungo termine per i consumatori finali, ossia esseri umani. Per maggiori dettagli sull'inquinamento marino cliccare qui.

Le implicazioni di queste minacce sono state esplorate in una discussione interattiva, con partecipazione molto attiva. Le ascoltatrici sono rimaste turbate dall'apprendere del massiccio sovrasfruttamento e della distruzione dell'ambiente, causate particolarmente dalla pesca di gamberi e dalla pesca sui fondali. Inoltre non erano al corrente di alcune delle altre minacce, o almeno non pienamente. Elaborando le informazioni esse si sono chieste che cosa possa essere fatto, anche nella loro arena politica, per cambiare le attitudini e le politiche di gestione in modo da evitare ulteriori danni.

Dalla loro propria esperienza in differenti domini professionali, hanno fatto commenti e suggerito di prendere in considerazione azioni complementari per riunire un più vasto fronte di protezione degli oceani da pratiche non sostenibili. Le signore del circolo si sono dimostrate favorevoli a investimenti nel campo dell'educazione e dell'informazione, anche se questi metodi tendono a dare risposte a lungo termine alle crisi del momento.

Esse hanno compreso che i processi multipli ed interdipendenti non consentono ricette semplici per il successo. Ogni misura che possa essere presa ha delle conseuenze non previste e non desiderabili, quindi una attenta valutazione delle opzioni e il monitoraggio degli effetti sono importanti: per massimizzare i risvolti positivi e minimizzare ogni minimo effetto collaterale negativo. Ecco perché vanno evitate ristrette visuali settoriali che tendono a non prender in conto le interazioni con altri settori. L'approccio settoriale ha in definitiva limitate capacità di produrre soluzioni durevoli.

Le partecipanti erano unanimamente favorevoli alla protezione dei baby pesci, come unica misura contemporaneamente di facile intuizione e di potenziale grande impatto sull'ecosistema marino.  Cliccate qui per la presentazione (in francese) utilizzata parzialmente durante la discussione al Cercle Europa.