Anche quest’anno Slow Fish si è svolto nel Porto Antico di Genova dal 9 al 12 maggio. Per soddisfare il palato, gli stand gastronomici offrivano ottimi frutti di mare e specialità regionali provenienti da tutto il paese e anche da più lontano. Buoni libri, alcuni giochi educativi ed un flusso di conferenze hanno alimentato la curiosità ed un modo di apprendere giocoso. Il ruolo più forte, che ci ha proiettato verso il futuro, è stato dato al flusso di conversazioni impegnate tra persone coinvolte in attività di pesca su piccola scala e le loro strutture di supporto, provenienti da diverse parti del mondo, che hanno discusso su come garantire futuri sostenibili per le Blue Commons. Già il tema principale di Slow Fish, “Il mare: un bene comune” dava un’idea dello spirito del evento.

Blue Commons è il concetto che pone l'accento sulle risorse pubbliche di proprietà di nessuno in particolare, ma per le quali tutti dobbiamo assumerci la responsabilità, come l'oceano, l'aria pulita, il clima. Questi sono tipi prioritari di beni comuni, sebbene si possa estendere il concetto anche alla salute pubblica, alla conoscenza ed ai beni culturali, come internet, biblioteche libere e ricerca scientifica (basta pensare all’attuale tendenza a rendere accessibili tutte le pubblicazioni scientifiche).

Viene da pensare immediatamente a FishBase (tutte le specie ittiche conosciute dalla scienza) e SeaLifeBase (tutti gli organismi non ittici nell'oceano), che sono banche dati di pubblico dominio di potenzialmente tutto ciò che sappiamo su questi organismi, e sono già utilizzati da centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo ogni mese. Anche se non tutti in questo momento possono utilizzare le risorse comuni nella stessa misura, fanno parte della nostra ricchezza comune come risorse liberamente disponibili e condivise.

Hanno già aiutato innumerevoli persone per l’apprendimento, affari, amministrazione, economia e altri processi decisionali ed anche intrattenimento. Inoltre, con l'aiuto di studenti volontari, Mundus maris ha animato l’evento con il Fish Sound Quiz di FishBase, sviluppato da Q-quatics, che nello spazio ‘I suoni del mare’, ha acceso la curiosità di molti visitatori per i pesci e l'oceano.

Certamente, questi beni comuni devono essere coltivati e gestiti responsabilmente. Ad esempio, i livelli attuali di sfruttamento eccessivo della pesca, dovuto alle sovvenzioni, hanno seriamente ridotto male almeno un terzo delle risorse ittiche globali. Inoltre, osserviamo anche come una caterva di plastica stia inquinando fiumi e mari, contaminando l'intera rete alimentare. Già la dimostrazione della presenza di fibre di plastica negli pesci in vendita dovrebbe far suonare un campanello d'allarme verso la necessità di cambiare i modi di produrre e consumare, se vogliamo avere dei beni comuni sani e produttivi.

Se ci volevano ulteriori avvertimenti, il rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della biodiversità, appena pubblicato, lancia enfaticamente questo messaggio: si stima che un milione su 8 di specie sulla terra siano minacciate dall'estinzione, con il rischio maggiore nelle terre e nei mari tropicali, dove vivono specie già vicino ai loro limiti di tolleranza per l’aumento delle temperature oceaniche.

Blue Commons è un concetto distinto da Blue Growth e Blue Economy, ora usati frequentemente per promuovere e giustificare la frenesia degli investimenti in sfruttamenti minerarie in mare aperto, esplorazioni petrolifere e di gas, grandi infrastrutture e appropriazione privata delle zone costiere per turismo di massa ed elitario.

Ovviamente, questo concetto non è contrario agli investimenti in sé, tuttavia, troppo spesso, questi regimi di investimento dislocano le donne e gli uomini impegnati nelle attività di pesca su piccola scala e altre comunità costiere, senza riguardo per i loro diritti umani, i loro mezzi di sussistenza e le più vaste conseguenze su altri beni comuni. Ciò è emerso chiaramente come preoccupazione dei pescatori e dei trasformatori di pesce del Canada, dell'UE e, in particolare, di quelli provenienti dai paesi del 'sud globale'.

Invece di emarginare gli operatori su piccola scala, che siano nelle attività di pesca, acquacoltura, agricoltura o allevatori di bestiame, i partecipanti alle discussioni di Slow Fish hanno mostrato con molte presentazioni e conversazioni quanto successo possano avere tali operatori quando il framework è di supporto e possono collaborare per unire maggiormente le loro forze. In poche parole, quando c'è anche un inizio di attuazione delle Linee guida per la pesca sostenibile su piccola scala (Linee Guida SSF) e di altri obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDG).

Diversi esempi derivanti dal lavoro del movimento Slow Food ed altri attori hanno illustrato le opportunità di un'azione collettiva che ricollega, tra le altre, pratiche responsabili di operatori su piccola scala ai consumatori che intendono acquistare pesce sostenibile.

L'accademia della pesca artigianale, che, dopo un'attenta preparazione, iniziarà seriamente il suo lavoro sul campo in Senegal in occasione della Giornata mondiale degli oceani, è stata tra gli esempi che hanno suscitato interesse per future collaborazioni. Un lungo elenco di attività di Mundus maris, con e nelle comunità costiere di pescatori in Senegal, ha portato a rispondere a una serie di bisogni su tale piattaforma di supporto, a partire dagli aiuti didattici sull'approccio ecosistemico alla pesca, sviluppato da insegnanti locali per con la FAO fin dal 2011. L'accademia è stata fin dall'inizio concettualizzata come uno spazio sicuro per lo scambio, per la co-produzione di conoscenze e per l'apprendimento congiunto tra una vasta gamma di parti interessate al fine di cercare una migliore comprensione reciproca e soluzioni più solide alla crisi acuta.

Il comitato organizzatore dell'accademia, composto principalmente da organizzazioni professionali senegalesi supportate da Mundus maris, è focalizzato sull'attuazione delle linee guida dell'SSF. L'accademia è costruita su diversi pilastri oltre che per dare "semplicemente" accesso più facile alle informazioni tecniche attraverso:

  • un programma di potenziamento delle capacità grazie al'apprendimento congiunto di donne e uomini per migliorare la loro capacità di mantenere le loro attività e le loro culture marittime in un contesto sociale, economico e ambientale in rapida evoluzione. Qui l'enfasi è sulla formazione degli istruttori all'interno delle comunità.
  • dibattiti aperti sulla governance e le politiche che incidono sul futuro delle attività di pesca su piccola scala, come la concessione di licenze alle imbarcazioni industriali di fronte a risorse già sovrasfruttate, frenando la pesca INN e applicando politiche di sostegno sociale (istruzione, sanità, servizi sociali, accesso alle zone costiere, al credito e ai mercati).
  • la ricerca di collaborazione all'interno e all'esterno del paese con tutti coloro nella ricerca, nelle amministrazioni e nelle pratiche che sono interessati alla sostenibilità e produttività della pesca artigianale e di altri produttori su piccola scala che affrontano sfide analoghe.

C’è ancor più lavoro in corso da fare in sostegno degli sforzi del governo per implementare le linee guida SSF e tutte le altre opportunità, al fine di collegare gli obiettivi globali concordati con le esperienze di base, dove i diversi tipi di competenze ed esperienze sono preziosi. Si potrebbe anche aggiungere che dati migliori su aspetti chiave della pesca artigianale sarebbero molto utili per politiche e attività meglio adattate. Data la grande importanza sociale, culturale ed economica di queste attività di pesca, varrebbe la pena di raccogliere dati su parametri chiave, come le catture per specie, quantità, superficie e arti di pesca; occupazione di uomini e donne in diversi segmenti della catena del valore; parametri economici relativi alle catture, consumo locale vs. esportazioni, tipi di prodotto, relazioni in evoluzione tra pesca commerciale su piccola scala, pesca industriale, pesca ricreativa, turismo e canali di trasformazione e commercializzazione.

Più precisamente, il motto delle Nazioni Unite di quest'anno per la Giornata mondiale degli oceani, l'8 giugno, a meno di un mese dopo Slow Fish, è incentrato su genere ed oceano. Sebbene non vengano raccolte statistiche adeguate, basandosi su alcuni casi studio, gli esperti della FAO stimano che la metà di tutte le persone attive nelle diverse fasi della catena del valore della pesca siano donne - e il 90% di tutte queste persone, circa 120 milioni in tutto il mondo, operano nel settore artigianale. Quindi, garantire un riconoscimento a lungo negato a queste donne e ricollegare i pezzi rotti delle catene del valore dalle attività di preparazione, pesca e post-raccolta fino al consumatore finale è un compito impegnativo, ma anche utile. Noi continuiamo a contribuire a questo compito. Clicca qui per un briefing che sottolinea alcuni punti chiave della blue justice in tutto il settore (Nota: il concetto di blue justice riguarda il riconoscimento della giustizia sociale delle attività di pesca su piccola scala come un diritto fondamentale, e anche come condizione fondamentale per la realizzazione degli Obiettivi sostenibili delle Nazioni Unite – SDG - e l'attuazione delle linee guida dell'SSF).

Congratulazioni al dinamico team di Slow Fish guidato da Paula Barbeito per aver creato le condizioni per quattro giorni di discussioni fruttuose, rinfrescando vecchie amicizie e consentendo nuove opportunità. Michelle Mesmain era instancabile come moderatrice e traduttrice. Grazie all'intera organizzazione Slow Food e ai nostri collaboratori per aver reso possibile un evento memorabile insieme. Quindi, torniamo tutti con nuove energie per lavorare - insieme attraverso le distanze geografiche - nei nostri rispettivi posti di provenienza. Ci vediamo al più tardi tra due anni a Genova. Maggiori informazioni sul sito web di Slow Fish.

Testo e fotos di Cornelia E Nauen, Simona T. Boschetti, Paolo Bottoni.